In occasione della Giornata della Memoria 2025, la classe 4E ha partecipato alle celebrazioni organizzate dalla Prefettura, dal Comune e dalla Provincia di Mantova presso l’Auditorium del Conservatorio Campiani.
L’evento si è aperto con la consegna da parte del Prefetto delle Medaglie d’Onore attribuite, alla memoria, dal Presidente della Repubblica ai militari italiani che furono deportati e internati in Germania dopo l’8 settembre 1943.
Le medaglie, conferite come riconoscimento morale del sacrificio e del trattamento disumano subito dai deportati (sfruttati come lavoratori coatti e privi, se militari, delle tutele previste dal diritto internazionale per i prigionieri di guerra), sono state ritirate dai familiari – figli, nipoti o fratelli.
Lo storico Paolo Corsini, già senatore della Repubblica, ha quindi proposto, nel suo intervento “Fare memoria tra evocazione del passato e impegno per il presente”, una riflessione sulla centralità dell’impegno della memoria, soprattutto in un tempo come l’attuale, caratterizzato da un lato dalla velocità delle informazioni e dalla tendenza a rimuovere il passato, e, dall’altro, dalla progressiva scomparsa dei testimoni diretti della Shoah.
In questo presente in cui l’antisemitismo, il razzismo e la xenofobia percorrono ancora capillarmente le nostre società, la memoria non può essere interpretata come mera conservazione, ma piuttosto come sforzo per la ricostruzione della verità del passato e come impegno attuale nella difesa della dignità e dei diritti universali degli uomini contro ogni forma di violenza e di complice indifferenza.
Scriveva a questo proposito Primo Levi ne “I sommersi e i salvati”(1986):
È stato detto memorabilmente detto da John Donne, e citato innumerevoli volte, a proposito e non, che “nessun uomo è un’isola”, e che ogni campana di morte suona per ognuno. Eppure c’è chi davanti alla colpa altrui, o alla propria, volge le spalle, così da non vederla e non sentirsene toccato: così hanno fatto la maggior parte dei tedeschi nei dodici anni hitleriani, nell’illusione che il non vedere fosse un non sapere, e che il non sapere li alleviasse dalla loro quota di complicità o di connivenza.
Ma a noi lo schermo dell’ignoranza voluta è stato negato: non abbiamo potuto non vedere. Il mare di dolore, passato e presente, ci circondava, ed il suo livello è salito di anno in anno fino a quasi a sommergerci. Era inutile chiudere gli occhi o volgergli le spalle, perché era tutto intorno, in ogni direzione fino all’orizzonte. Non ci era possibile, né abbiamo voluto, essere isole; i giusti fra noi, non più né meno numerosi che in qualsiasi altro gruppo umano, hanno provato rimorso, vergogna, dolore insomma, per la colpa che altri e non loro avevano commessa, ed in cui si sono sentiti coinvolti, perché sentivano che quanto era avvenuto intorno a loro, ed il loro presenza, e in loro, era irrevocabile.
Non avrebbe potuto essere lavato mai più; avrebbe dimostrato che l’uomo, il genere umano, noi insomma, eravamo potenzialmente capaci di costruire una mole infinita di dolore; e che il dolore è la sola forza che si crei dal nulla, senza spesa e senza fatica. BASTA NON VEDERE, NON ASCOLTARE, NON FARE.
0